Avv. Prof. Federica Federici

Assistiamo da tempo al fenomeno dei processi mediatici, in luogo di quelli nelle aule, uniche sedi invero deputate all’accertamento della verità sostanziale in forma processuale. Legato alle nuove tecnologie che consentono a chiunque di esprimersi (social networks, forum, blog, pagine e profili personali, communities, etc.) tale fenomeno degenera quasi sempre in gogna mediatica per gli imputati – presunti innocenti e non presunti colpevoli o condannati in attesa di giudizio – ma anche nei confronti delle vittime, che subiscono un ennesimo processo, ma anche un vero e proprio stupro mediatico. I casi più eclatanti infatti sono evidenti nei recenti casi di cronaca, nelle vicende e nei processi a sfondo sessuale, dove sexual offenders, violenti e soggetti omicidi vengono attaccati unitamente ai familiari e passati ai raggi X nelle loro vite e contesti, ma anche nei casi di revenge porn, baby squillo e stupri di gruppo. Il Me Too, il caso Genovese e del figlio di Beppe Grillo docent.

La nostra società in realtà è malata di voyerismo, populismo, vendette mediatiche, informazione distorta, inesatta, parziale, dove il titolo stesso della notizia è un giudizio e magari la notizia che si legge all’interno è un mero tam tam di rinvio ad altre notizie fino a divenire una notizia monocorde, nonché unica fonte. Tutto ciò porta, e comporta, una sovraesposizione mediatica di imputati e vittime, in un tutti contro tutti da Far Web o War Web.

Dal punto di vista giuridico la presentazione di querele, le disposizioni del Codice Rosso, i primi momenti di assistenza di una vittima di stupro, sono fasi chiave e cruciali, che possono condizionare tutto il prosieguo ma anche le indagini iniziali (fughe di notizie, dinamiche disdicevoli dei media che arrivano ad esse prima dei legali e delle famiglie, reticenze e resistenze di persone coinvolte e della P.G. nel ricevere le denunce-querela) tutte prassi da debellare con fermezza e onestà intellettuale in modo da rompere quel muro ormai noto.

Molti sono i concetti e gli istituti giuridici coinvolti dal fenomeno in questione: la presunzione di innocenza, il consenso e l’autodeterminazione, il rischio, l’imputabilità, la minore età o l’ignoranza della minore età, l’uso illecito di denaro, di alcool, sostanze stupefacenti o psicotrope, il suicidio, i soggetti fragili o vulnerabili, il concorso morale e materiale nel reato, i reati di gruppo, lo ius educandi e vigilandi, la privacy, il concetto di tentativo, consumazione e desistenza.

Risultano purtroppo ancora necessari interventi, sensibilizzazione, crescita culturale ed educazione alla legalità, correttivi allo stesso Codice Rosso, strumenti di tutela a protezione di tutti, in una visione organica e centrata sulle persone coinvolte, indipendentemente dal loro ruolo.

(spunti di riflessione a margine del convegno in tema di vittimizzazione secondaria organizzato dall’Osservatorio Violenza e suicidio del Dott. Stefano Callipo, che con l’occasione ringrazio)

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