E’ illegittima l’ordinanza con cui si vieta di sfamare gli animali senza padrone
di Samantha Mendicino
T.A.R. Puglia, sent. n. 525/2012
Questa pronuncia si deve, ancora una volta, all’operato di associazioni animaliste le quali hanno impugnato l’ordinanza sindacale con cui il Primo Cittadino vietava ai cittadini di dar da mangiare agli animali randagi.
La motivazione si basava su una relazione dell’A.S.L. che richiedeva, addirittura, “… il blocco della distribuzione di cibo in ambito urbano, poiché ‘è stato rilevato un aumento dell’imbrattamento del suolo pubblico con conseguente aumentato rischio di trasmissione di infestioni da ecto ed endo parassiti alla popolazione’ ”.
Il giudice amministrativo, tuttavia, ricorda che “… spetta proprio all’Asl programmare le limitazioni e il controllo delle nascite attraverso la profilassi non solo degli animali “domestici” ma anche e soprattutto degli animali randagi”
Dunque, tanto a riprova del fatto che la soluzione ai problemi non si rinviene certo nell’utilizzare tecniche (neppure giuridiche) atte a bypassare le proprie responsabilità. C’è chi propone l’eliminazione degli animali in sovrannumero e privi di proprietari, come unica soluzione possibile. Chi vede nei randagi una facile spoglia per la vivisezione… Chi vieta di dar da mangiare ai randagi perchè, in tal modo, l’animale senza forze nè cibo non si accoppia (sig!).
Gli enti pubblici hanno spesso grandi responsabilità nelle politiche di arginamento del randagismo che, di fatto, non esistono.
Ed invece: sussiste una normativa, che prevede la sterilizzazione e re-immissione sul territorio delle femmine degli animali; esistono i finanziamenti, finalizzati a tale scopo; esistono le strutture, che hanno il dovere di mettere in pratica l’una e di utilizzare i fondi.
Dov’è il gap?!?