mediazioneculturaleAvv. Angela Allegria

Pensiamo per un attimo se innanzi ad una discussione accesa con un vicino di casa che rischia di degenerare si potesse fare un fermo immagine, mettere in pausa ed uscire dal contesto. Dopo qualche minuto, dopo aver bevuto un succo di frutta e essersi affacciati alla finestra per sentire un po’ di quell’aria fresca che in una sera stellata ti sfiora il volto, si potrebbe osservare la situazione dall’esterno, come se fossimo uno spettatore estraneo, si potrebbe analizzare la questione e magari scendere dalle proprie posizioni, da un ruolo che dall’interno, per forza di cose, abbiamo dovuto portare fino all’estremo. Forse potremmo tornare alla discussione più calmi e pacati. Sarebbe bello, no?
In fondo, però, osservare la questione in maniera neutra non sarebbe del tutto possibile perché, per quanto ti possiamo sforzare di essere obiettivi, il lato personale, quello umano, soggettivo, un minimo di sopravvento lo prenderebbe comunque, magari confortato dalla razionalità che può portare o verso il dominio o in direzione di una soccombenza accettata per concludere la questione al più presto.
In entrambi i casi la soluzione finale può non soddisfare o perché il contrasto non si sana o perché la soluzione trovata non ci appaga.
Che fare allora?
Le prospettive possono essere differenti: si può adire il giudizio se vi sono i presupposti e ciò implicherà tempo, costi, risorse e, cosa non trascurabile, l’alea del giudizio, ossia la possibilità di poter vincere o perdere. Questo perché l’ottica del giudizio prevede un vincitore e un vinto (e fra l’altro, in base alla regola della soccombenza, chi perde di solito paga anche tutte le spese del giudizio); oppure si può ricorrere alla mediazione.
Intraprendere un percorso di mediazione vuol dire sedersi a parlare e discutere la questione alla presenza di un terzo imparziale che guiderà le parti ad ascoltarsi, a discernere le questioni, a comprendere quali sono i veri bisogni rispetto alle posizioni avanzate.
In ambito sociale differenti possono essere le situazioni che possono innescare un conflitto reale o potenziale: si pensi ai rapporti di vicinato e di quartiere, al condominio, alle problematiche con le Istituzioni riguardanti ad esempio la fruizione di servizi o la loro mancanza, ai contrasti con le realtà locali e alle trafile burocratiche, a tutte quelle questioni riguardanti la diversità, la disabilità, al rapporto con gli stranieri e i migranti, all’inquinamento ambientale e acustico.
Intraprendere un percorso di mediazione sociale vuol dire fare un investimento in termini di tempo, di veloce risoluzione della questione, di risorse e di soluzioni.
Il mediatore sociale è un professionista dotato di delicatezza nell’approccio della specifica tematica, di imparzialità e di massima riservatezza nel condurre la propria funzione. Egli segue gli utenti passo a passo rendendosi disponibile per qualunque delucidazione circa il metodo da impegnare nella specifica questione per far emergere le vere problematiche sommerse, i veri bisogni degli individui e creare, insieme alle parti, una sinergia volta alla risoluzione condivisa del conflitto.
Tali attività sono focalizzate sulla parità delle posizioni fra le parti, sull’incentivazione di forme di comunicazione positiva, sulla strutturazione di un clima capace di stimolare e sostenere i veri interessi in gioco.
L’accordo finale è concordato fra le parti ed implica senso di responsabilità e presa di coscienza dei veri bisogni dei soggetti coinvolti e rende più agevole anche il rispetto del patto stabilito.
Il valore sociale e istituzionale della mediazione è confermato da una serie di norme legislative nazionali e comunitarie tra le quali, solo a titolo esemplificativo, la legge 328/2000 per la realizzazione di un sistema integrato di interventi e servizi sociali, le indicazioni del Consiglio d’Europa che riconoscono alla mediazione una funzione sempre più utile nel gestire i conflitti tra le generazioni e mantenere una fiducia/speranza nei legami sociali, il Libro verde della Commissione Europea relativo ai modi alternativi di risoluzione delle controversie in materia civile e commerciale.
La mediazione sociale si pone anche nell’ottica della diffusione della cultura della prevenzione del conflitto attraverso percorsi di sensibilizzazione e formazione rivolti ai soggetti e alle realtà rappresentative del territorio urbano, quali Forze dell’ordine, agenzie e servizi, scuole ed associazioni.

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