di Maria C. D’Amico
Il condominio negli ultimi anni, lungi dall’essere un luogo di convivenza civile ed ambiente di socializzazione nel quale instaurare piacevoli rapporti, si è trasformato in un vero e proprio campo di battaglia. Complici anche le difficoltà legate alla crisi economica, che rendono spesso difficile il pagamento delle quote condominiali e preoccupanti alcune previsioni di spese, la crescente immigrazione che porta diversi stili di vita ad incrociarsi e non sempre pacificamente, ed il sopraggiungere di altre problematiche legate ad una vita frenetica, che da poca attenzione ai buoni rapporti di vicinato, è in continuo aumento il fenomeno dello “stalking” dei vicini”.
Tale problematica, che potrebbe destare una certa ilarità, è in realtà un fenomeno in preoccupante crescita,che si diffonde a macchia d’olio da nord a sud,non conosce sesso, razza, classe sociale,provenienza. Quartieri periferici con situazioni di disagio, condomìni affollati, ma anche i quartieri della Roma bene diventano teatro di episodi di stalking di insospettabili quanto rancorosi vicini.
Così è accaduto nella tranquilla città di Vicenza dove per la presenza di un cane meticcio una signora viene minacciata ed invitata a trovarsi una nuova casa dai propri vicini. Nel dicembre 2011 nella bergamasca si assiste ad una delle prime condanne per stalking comminata ad un uomo di 69 anni, accusato di atti persecutori, minacce e violazione di domicilio a danno di una famiglia alla quale l’uomo aveva più volte forato le gomme dell’automobile, lasciato carcasse ed escrementi di animali e agito con altre condotte riprovevoli che gli hanno cagionato la condanna al carcere per un anno e due mesi.
Interessante è stata in tal senso la sentenza della Corte di Cassazione n. 20895 del 25 Maggio 2011 con la quale si condannavano le molestie e condotte di un condòmino che aveva cagionato un perdurante stato di paura e ansia in alcune donne residenti nel condominio.
Tante richieste di soccorso ai carabinieri, alle forze dell’ordine, ai policy maker dalle quali emerge l’esigenza di una politica unitaria di mediazione abitativa, volta a fornire sicurezza e benessere nel territorio, attraverso la promozione di strategie, attività e soggetti in grado di gestire la conflittualità (conflict coaching).
Secondo la Corte di Cassazione va punito per stalking chi molesta ripetutamente i condòmini di un edificio in modo da produrre in essi uno stato d’ansia. Ovviamente deve trattarsi di condotte reiterate per cui l’occasionalità non può essere sanzionata, nè configurare fattispecie penale.
Con l’avvio della mediazione condominiale, pubblico e privato possono fornire una soluzione extragiudiziale alla “difficoltà dell’abitare”, individuandone le sfaccettate criticità.
Il problema andrebbe, ad avviso della scrivente, affrontato su più livelli, e l’attore pubblico potrebbe essere un importante partner del conflict coaching condominiale, come accade in alcune città dove si sono avviati i cd. sportello condominio.
Roma, Firenze, Padova, Lucca, Vicenza si attrezzano per offrire ai cittadini -condomini sportelli gratuiti in grado di offrire counselling e attività di coaching per le svariate problematiche condominiali, sulla scia dei paesi anglosassoni e nordamericani, dove è consuetudine l’attivazione, presenza e utilizzo di tali sportelli. In particolare, il servizio di mediazione in condominio interviene per:
– favorire la reciproca conoscenza tra condòmini e l’instaurarsi di rapporti di buon vicinato;
– favorire l’acquisizione di comportamenti corretti nell’uso della casa e degli spazi comuni;
– promuovere il rispetto delle regole e il consolidamento di abitudini rispettose del contesto condominiale.
Il servizio di mediazione nei quartieri è svolto attraverso Punti d’incontro, sportelli di mediazione sociale attivati in alcuni quartiere della città, con funzioni di counseling, informazione ed orientamento, accogliendo le segnalazioni dei cittadini o per iniziativa dello stesso servizio di mediazione.
In Europa è ormai radicata la presenza della mediazione condominiale che da noi è appena partita, e che potrebbe attraverso una virtuosa sinergia pubblico –privato presentare interessanti risvolti sociali.
Mi riferisco ad ambiziosi progetti di housing sociale, conflict coaching abitativo, integrazione degli immigrati, attraverso i quali migliorare la vivibilità dei nostri Comuni e delle nostre belle città. Fondamentale è, dunque, sensibilizzare gli attori del territorio rispetto ai temi del diritto alla casa,e del conflitto abitativo. I condòmini sono luoghi nei quali si generano conflitti che spesso finiscono nelle aule dei tribunali o degenerano negli episodi di stalking tristemente menzionati in apertura.
Tuttavia, l’armonia condominiale va ricercata anche attraverso soluzioni che prevengano e non solo affrontino il disagio sociale ed il degrado abitativo con tattiche di negoziazione per un progetto educativo di condominio.
La costruzione di relazioni positive nel condominio è un obiettivo possibile che può essere raggiunto laddove il conflict coacher costruisca un percorso per il miglioramento dei rapporti di vicinato del condominio attraverso il proprio intervento. Può destare sorpresa l’esplicito riferimento ad un progetto educativo, ma, nella pratica, quando si discute di “condomini maleducati” non si fa forse riferimento ad una dimensione educativa ? Del resto tutte le relazioni interpersonali sono inevitabilmente educative: possono essere volontariamente educative laddove chi educa ne ha consapevolezza e indirizza verso comportamenti socio-solidali; possono essere involontariamente educative laddove siano le relazioni sociali spontanee a costruire nelle persone un’esperienza di rapporti positivi o negativi che siano .
Sopratutto nel passato i condomìni erano luoghi dove si intrecciavano relazioni di aiuto e di rispetto,oggi al contrario vige spesso il malumore, il risentimento, le critiche e il conflitto. Il conflict coacher è un soggetto che può operare in tal direzione a pieno titolo, sempreché sia autorevole ed accetti la posizione di arbitro in cui il condominio lo colloca. A tal fine deve essere sufficientemente calmo ed attento da osservare le relazioni e le tensioni senza farsi coinvolgere;deve costruire una strategia ed agire al fine del miglioramento nella relazione condominiale. Se ha saputo osservare saprà anche difendersi dai molteplici istigatori, manipolatori ed oppressori presenti nel condominio che vorrebbero aizzare il conflitto e costituiscono l’origine di tanti conflitti.
Non si tratta solo di arbitrare delle controversie raggiungendo compromessi accettabili per tutti, si tratta di interpretare le ragioni psicologiche dei conflitti e intervenire sui problemi con comunicazioni che sono il preciso antidoto per ciascuno dei rapporti critici precedentemente analizzati.