Nuove Frontiere Diritto, AMSI, Uniti per Unire e Ordine degli Avvocati insieme sulle “Questioni scientifiche, sociali e giuridiche sulla medicina di genere”: la rivoluzione e i progressi della medicina di genere in Italia. 

Tra i relatori il Prof. Foad Aodi, di Amsi e Uniti per Unire, che ha presentato la sua indagine aggiornata sul drammatico fenomeno delle aggressioni contro le professioniste della sanità. 

Aodi: Il 41% in Italia e il 37% per cento nel mondo: sono queste le tragiche percentuali legate agli aumenti delle aggressioni contro le professioniste della sanità, con al terzo posto come motivazioni per fughe all’estero proprio le violenze (15%).

ROMA 21 GIU 2024 – Si è svolto lo scorso 19 giugno, con un grande successo di partecipanti, ospiti e relatori illustri, il Webinar dal titolo “Questioni scientifiche, sociali e giuridiche sulla medicina di genere”, organizzato brillantemente dalla Prof.ssa Avvocato Federica Federici, vicepresidente di Uniti per Unire e Presidente dell’associazione Nuove FrontiereDiritto, con il patrocinio di Amsi Associazione Medici di Origine Straniera in Italia, Co-mai Comunità del Mondo Arabo in Italia e del Movimento Internazionale Uniti per Unire, con il brillante supporto, in veste di moderatore, dell’Avv. Andrea Manasse, Componente Pari Opportunità per l’Ordine degli Avvocati di Roma.

Tra i relatori illustri la prof.ssa Anna Maria Cipriani, Neurologo del Movimento Uniti per Unire, già direttore dell’Unità operativa complessa di Neurologia dell’Ospedale Sandro Pertini di Roma, che ha parlato delle differenze di genere in Neurologia. La personalizzazione delle cure è la nuova frontiera della Neurologia di oggi.

Lo studio del genoma ha cambiato completamente l’approccio alle malattie e alle terapie, aprendo la strada alla neurologia di precisione e a nuove strategie terapeutiche, anticorpi monoclonali e farmaci a bersaglio molecolare.

La Prof.ssa Federici nel suo brillante intervento non ha mancato di porre ai presenti l’attenzione sul significato, ieri come oggi, della medicina di genere, una medicina personalizzata sul sesso e sull’aspetto biologico e sul genere, sull’aspetto socio culturale, sulla relazione tra sesso e patologie. Non è una declinazione al femminile ma abbraccia tutti, uomini, donne, bambini, oltre ad essere inclusiva e specifica, puntando sul principio delle pari opportunità, studiando scientificamente da anni, con le branchie in particolar modo di cardiologia, neurologia e farmacologia, quanto il sesso di un paziente possa influenzare le cure e il percorso che va dalla diagnosi alle cure. Pensiamo al mondo dei tumori, ad esempio, e all’incidenza che i soggetti femminili hanno rispetto a determinate malattie, legate alla conformazione e alle caratteristiche del proprio corpo, come ad esempio il cancro al seno, che di certo è molto raro ma non impossibile da riscontrare negli uomini. Il sesso e il genere influenzano quindi la diagnosi, la prevenzione e l’aspetto terapeutico.

Efficace e di impatto anche il ruolo dell’Avv. Andrea Manasse, dell’Ordine degli avvocati di Roma. 

L’avvocato non ha mancato di esprimere la sua enorme soddisfazione per un incontro di alto valore culturale, un appuntamento interdisciplinare davvero stimolante, citando ad esempio gli studi condivisi da eminenti professionisti come la Prof.ssa Sabrina Santaniello, Ordine dei Medici di Roma, che ha fatto notare con semplicità che l’approccio patologico tra uomo donna è differente, con una evoluzione sulla conoscenza della medicina di genere che per fortuna sta generando cambiamenti positivi e rivoluzionari anche in Italia, arrivando ad una opportunità da cogliere per il benessere della salute della collettività.

Tra i relatori c’era anche il Prof. Foad Aodi, Presidente di Amsi e Uniti per unire, che ha presentato le indagini aggiornate sulle aggressioni subite dalle professioniste sanitarie, in Italia e nel Mondo, sul luogo di lavoro.

Ricordiamo che il Dott. Aodi con i suoi strumenti e le sue associazioni non si ferma mai, grazie anche a Radio Co-Mai Internazionale e alla Scuola Unione per l’Italia, presenta da oltre 20 anni, in 120 paesi del mondo, indagini e statistiche mirate ad scandagliare le emergenze e l’attualità della sanità globale, con 25 interventi giornalieri tra interviste e citazioni, oltre 1000 convegni organizzati, centinaia di partnership e protocolli di intesa per “fare rete” e costruire una informazione che spazia dalla sanità, alla geopolitica, alla cultura.

Particolarmente apprezzato anche l’intervento della Dott.ssa Claudia Minenna, con il suo intervento “Il sottile legame tra le aspettative sociali e i disturbi di ansia”.

Nel porgere i più sentiti ringraziamenti per l’impegno profuso alla Vicepresidente di Uniti per Unire, l’Avv. e Prof.ssa Federica Federici, deus ex machina dell’evento, Il Prof. Aodi ha condiviso con i presenti collegati, i dati allarmanti aggiornati che non lasciano dubbi sulla drammatica situazione delle dottoresse e delle infermiere, in particolar modo italiane ma anche di origine straniera, ponendo uno sguardo come al solito attento e meticoloso a ciò che accade nel mondo in termini di violenze nelle corsie, laddove è palese la mancanza di politiche efficaci atte ad arginare sul nascere tale fenomeno, con numeri che testimoniano un quadro desolante e triste.

Amsi e Uniti per Unire, da anni, con un dipartimento dedicato ai diritti delle donne, non smettono di combattere, di denunciare, di raccontare gli allarmanti dati sulle violenze, in Italia come nel mondo, contro professionsti sanitari, a sfondo religioso, nelle famiglie, nella società, nei luoghi di lavoro.

Assenza di presidi di pubblica sicurezza, mancanza di leggi efficaci, che oggi puniscono solo a fatti avvenuti, senza arginare sul nascere. Un vero e proprio male sociale dove i pazienti hanno trasformato i professionisti sanitari nei colpevoli, nel capro espiatorio dei disservizi e della mancanze dei sistemi sanitari. 

L’Italia come numero di aggressioni, con oltre il 70% delle vittime che sono donne, è ai primissimi posti in Europa.

Professioniste, madri, mogli, prima di tutto donne che non possono e non devono subire alcuna forma di violenza fisica e tanto meno psicologica.

Negli ultimi mesi abbiamo assistito a fatti di cronaca allarmanti per la loro brutalità, con una pericolosa escalation di episodi davvero scabrosi. Pugni in pieno volto, calci, capelli strappati, addirittura tentativi di strangolamento e di recente una infermiera della provincia di Caserta che ha riportato la lacerazione del timpano, colpita addirittura con l’asta della flebo. Donne indifese, valenti professioniste, alle prese con  pazienti in preda ad una furia cieca che hanno lasciato loro tumefazioni sul volto, ma soprattutto cicatrici di dolori e di turbamenti invisibili, traumi psicologici che non andranno via tanto facilmente. 

Al primo posto ci sono i pronto soccorsi, poi il servizio del 118, al terzo i reparti psichiatrici: sono questi i tre luoghi infernali dove le nostre donne della sanità non trovano pace. Eppure vorrebbero solo eseguire il proprio lavoro e mettere a disposizione dei pazienti le proprie competenze e le proprie qualità umane. 

Secondo le indagini accurate presentate dal Prof. Aodi, negli ultimi cinque anni le violenze fisiche e psicologiche contro le donne sono aumentate del 36%, in particolar modo, come detto ai danni di medici e degli altri professionisti sanitari dei pronto soccorsi, delle emergenze-urgenze, dei 118, dei reparti psichiatrici, con un picco addirittura del 41% solo per quanto riguarda il mondo femminile della sanità, compreso i gravi episodi di discriminazione contro le professioniste di origine straniera.

Ma questo accade anche nella vita di tutti i giorni, nei luoghi di lavoro, in particolare ai danni di donne che indossano il velo, molto spesso costrette a lasciare l’Italia come accaduto ai ben 15 donne di origine somala ,yeminita ed egiziana che negli ultimi anni sono andate via dal nostro Paese. 

Tra le vittime principali anche le donne dell’est, dottoresse e fisioterapiste, ma non solo, troppo spesso costrette ad abusi, ad attenzioni particolari, da parte di pazienti ma anche di colleghi di lavoro. Questo per quanto riguarda il triste quadro italiano.

Se guardiamo al mondo delle professioniste sanitarie, le violenze, prima ancora della scarsa valorizzazione economica, sono la ragione principale, con la percentuale del 15%, che spinge dottoresse e infermiere, giovani ma anche madri di famiglia, a chiedere ad Amsi informazioni su come lasciare l’Italia.

Nel mondo la realtà è altrettanto grave se ci riferiamo alle professioniste sanitarie. La situazione nei confronti delle donne della sanità nel mondo (al primo posto Afghanistan e Paesi africani) è tragica, ed è legata a discriminazioni e abusi, senza dimenticare coloro che lavorano nei luoghi di guerra e che rischiano ogni giorno la vita, dal momento che mentre curano i feriti, da un momento all’altro potrebbero subire le conseguenze di una bomba o di una sparatoria. 

Donne sotto minaccia, donne vittime di violenze sessuali, con un tragico aumento del 37% degli episodi di aggressione nei confronti delle donne medico negli ultimi 5 anni.

Al di fuori degli ospedali è anche peggio, con le donne nel giogo di uomini che approfittano di loro ogni giorno, sottoponendole a vessazioni fisiche e psicologiche di ogni genere e tra queste, naturalmente, anche le professioniste sanitarie non fanno eccezione, ed è per questa ragione che decidono molto spesso di lasciare i propri paesi per cercare una vita migliore in Europa o negli Stati Uniti.

Amsi e Uniti per Unire chiedono da tempo maggiore rispetto per il personale sanitario femminile, con un reale e più radicato piano di organizzazione dei presidi di pubblica sicurezza, evitando poi che dottoresse e infermiere siano lasciate sole negli ospedali negli orari notturni in particolare modo nei pronto soccorsi, sia quelli di ospedali più grandi, sia quelli isolati di presidi sanitari isolati, alla mercé di tossicodipendenti, ubriachi, pazienti fuori controllo, molto spesso con la presenza solo di una guardia giurata di ronda esterna che lo sappiamo per legge non può intervenire come farebbe un poliziotto».

Così il Prof. Foad Aodi è Esperto in Salute Globale, Presidente di Amsi, Co-Mai e del Movimento Uniti per Unire, nonché Docente di Tor Vergata, membro del Registro Esperti della Fnomceo dal 2002, già 4 volte Consigliere dell’Ordine dei medici di Roma, nonché Direttore Sanitario del Centro Medico Iris Italia e Membro del Comitato Direttivo AISI.

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